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Elvis Perkins

Elvis Perkins

Box 1

Besides the exploration of a new operatic expression in the chamber opera, our repertoire is focused on the contemporary opera and its influence on the modern art. Discover the best performers and plays.

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Elvis Perkins è figlio di Anthony Perkins, volto indimenticabile di “Psycho”. La madre, Berry Berenson, famosa fotografa per riviste come “Life” e “Vogue”, era a bordo dell’aereo che si schiantò per primo contro la Torre Nord del World Trade Center la mattina dell’11 settembre.

Perkins arriva all’esordio discografico nel 2007 con “Ash Wednesday”, che raccoglie brani scritti per metà prima della morte della madre (cui il disco è dedicato) e per l’altra metà nel periodo successivo. Registrate a Burbank e Los Angeles, le composizioni di “Ash Wednesday” prendono forma con l’aiuto dell’amico Ethan Gold alla produzione, oltre che di una multiforme orchestra di collaboratori, che annovera tra le proprie file anche il fratello Oz Perkins, attore come il padre.

Leggi la recensione di “Ash Wednesday su ondarock.it

Al suo esordio discografico segue l’album del 2009 “Elvis Perkins in Dearland”, poi “I Aubade” del 2015 e “The Blackcoat’s Daughter”, colonna sonora del film horror psicologico del 2015, opera prima del fratello Oz Perkins in veste di regista. “Creation Myths” è del 2020. Elvis Perkins mette in scena la genesi dell’universo per parlare di se stesso, di quello che era e di quello che è diventato.

Sono tutte canzoni scritte tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana”, confessa Perkins a proposito dei nove brani di “Creation Myths”: un reperto del suo affacciarsi al mondo come artista, agli albori del millennio corrente. Perché allora registrarle proprio adesso? “Le ho portate con me sin dalla loro genesi e ho sempre sospettato che a un certo punto sarebbero state documentate. Ma non si sa mai quando arriva finalmente il momento giusto”. Il momento giusto, appunto: il momento di guardarsi allo specchio, di cercare sul proprio volto i segni della strada percorsa.
Leggi la recensione su ondarock.it : “Tra ballate dolcemente passatiste (“See Through”) e sagre di organetti e ottoni (“Promo”), al cuore di “Creation Myths” c’è lo struggimento per la ricerca di una connessione con gli altri, e al tempo stesso la consapevolezza di una estraneità che sembra non poter essere colmata.”